Fondazione Fair Forum 2025: la tavola rotonda ‘prospettive e responsabilità degli operatori del settore’

Colombo (Brighstar), Rodano (Playtech) e De Vita (Flutter Sea),  protagonisti nella tavola rotonda ‘Prospettive e responsabilità degli operatori del settore’ al Forum 2025 della Fondazione Fair.

Colombo (Brighstar): ‘Serve approccio unitario su regolazione, cultura e reputazione’

“Nel dibattito sul gioco pubblico spesso si parla su tre livelli, regolazione, cultura e reputation. Secondo noi serve un approccio unitario, sistemico, perché nessuno di questi elementi può viaggiare da solo. Per ricostruire credibilità, prevenire i rischi e riportare il gioco nella sua dimensione originaria, quella dell’intrattenimento, serve un movimento collettivo, coerente e coordinato”. È intervenuta così al Forum 2025 della Fondazione Fair, Stefania Colombo, Senior Director, Global Sustainability di Brightstar Lottery.

L’evento, in corso di svolgimento oggi a Roma presso il Montecitorio Meeting Center, rappresenta il primo Osservatorio annuale sul Gioco Responsabile in Italia, un momento di confronto tra istituzioni, operatori, esperti e mondo della ricerca sui temi della tutela dei giocatori e della sostenibilità del settore. Sarà un momento centrale dell’attività di Fondazione Fair, che promuove cultura, innovazione e responsabilità nel gioco, con l’obiettivo di contribuire a un dibattito pubblico più consapevole e costruttivo.

Una colpa della situazione attuale sembra vada rintracciata in un sistema normativo complesso e stratificato: “Questo framework scoraggia la comprensione e alimenta diffidenza. Quando è tutto complicato la cosa più semplice è non guardare. Ed è proprio in quella zona d’ombra che crescono gli equivoci, le narrazioni distorte e, in alcuni casi, i comportamenti elusivi. Serve una regolazione più chiara e leggibile, che permetta agli operatori di essere solidi e trasparenti, e di raccontare ciò che fanno con piena coerenza tra dichiarazioni e pratiche”.

La seconda direttrice riguarda la trasparenza e l’accountability: “Sono concetti che richiedono la stessa semplicità evocata sul fronte regolatorio. Non è sufficiente essere trasparenti sulla carta: bisogna esserlo nelle pratiche, nelle comunicazioni, nella capacità di rendere comprensibili ai consumatori e all’opinione pubblica le logiche con cui il settore opera. È una trasparenza che richiede coraggio, perché implica esplicitare anche i rischi, e perché presuppone un allineamento pieno tra le parole e i fatti”.

Da anni si chiede un impegno sulla promozione di una sana cultura del gioco. Secondo Colombo sono proprio “i tabù da abbattere a livello sociale. Di gioco non si può parlare e questo genera timore e non aiuta a informare e prevenire e qualsiasi cambiamento rischia di essere sempre più faticoso”.

Rodano (Playtech): ‘Dalla regolazione all’azione proattiva nel gioco pubblico’

Nello stesso panel è intervenuto anche Francesco Rodano, Chief Sustainable Gambling Officer, Playtech: “In Italia c’è da anni il sistema meglio regolamentato in Europa eppure la percezione è ancora fortemente negativa. In questi 20 anni forse ci siamo limitati al rispetto delle regole, ma va fatto un passo avanti sulla tutela del giocatore e sul retaggio del settore e questo sembra essere possibile grazie al riordino del settore dei giochi. Grazie anche alle nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale per tutelare il giocatore e l’industria”.

Secondo Rodano: “Iniziative come quella promossa dalla Fondazione Fair sono rare, preziose, e rappresentano il punto di partenza per dimostrare all’esterno che il settore del gioco regolato non è immobile, ma capace di interrogarsi, produrre ricerca e costruire nuove forme di responsabilità. Purtroppo la ricerca Fair mostra chiaramente che la fiducia verso il settore è estremamente bassa. Rodano vede una ragione precisa dietro questa frattura. La maggior parte dei cittadini italiani non è giocatrice, e la loro percezione è stata profondamente influenzata da due fattori, prima e dopo il decreto Dignità. Dalla pubblicità massiva che ha generato diffidenza in un’opinione pubblica già attraversata da uno stigma radicato nei confronti del gioco pubblico, siamo passati al silenzio totale del divieto. Tuttavia eliminata la comunicazione, è venuta meno anche la possibilità per gli operatori regolati di mostrare il proprio ruolo, i propri standard, i propri strumenti di tutela. E questo ha peggiorato la situazione lasciando campo libero a narrazioni spesso ostili”.

Cosa fare per migliorare? “Per 20 anni, come detto, ci siamo concentrati solo sulla regolazione. Adesso abbiamo l’opportunità di superare la logica del minimo richiesto e di costruire una narrazione chiara, trasparente e proattiva, sia verso le istituzioni sia verso il pubblico. La svolta passa anche dal nuovo quadro normativo dove per la prima volta in Europa compare esplicitamente il riferimento all’intelligenza artificiale applicata alla protezione dei giocatori. Un passaggio che cambia la grammatica stessa del gioco responsabile. Tuttavia l’idea che la responsabilità ricada solo sul singolo è un paradigma superato, privo di efficacia e ingiusto nelle aspettative”.

Cruciale può essere l’arrivo dell’AI nei sistemi di monitoraggi: “Se l’aggettivo “responsabile” inizia finalmente a spostarsi sul lato dell’operatore sarà quest’ultimo a mettere in campo strumenti tecnologici avanzati, che può riconoscere i segnali precoci, identificare comportamenti problematici, intervenire in modo proporzionato e tempestivo. La tecnologia non sostituisce la regolazione, ma la amplia, rendendo possibile ciò che vent’anni fa era impensabile: una tutela dinamica, personalizzata, predittiva”.

“l’Italia ha le condizioni normative e tecnologiche per diventare il modello europeo di riferimento, ma questo potrà accadere solo se alla regolazione si unirà la capacità dell’industria di comunicare, assumersi responsabilità aggiuntive e utilizzare l’intelligenza artificiale come alleata nella protezione dei giocatori. È un’opportunità storica, che non può essere sprecata”, ha concluso Francesco Rodano

De Vita (Flutter Sea): ‘Passare ad azioni concrete e unitarie sul gioco responsabile’

Al Forum 2025 della Fondazione Fair l’intervento anche di Stefano De Vita, Responsible Gaming Director di Flutter Sea che ha spostato la mira sull’azione da effettuare sul gioco responsabile: “Non dobbiamo più rimanere sullo stesso livello del “bevi responsabilmente” o “mangia con moderazione” ma dobbiamo porre in atto azioni concrete che siano anche misurabili e condivise da tutto il settore. Non basta pronunciare le parole, bisogna farle vivere, trasformare il concetto in una pratica che intervenga nelle dinamiche reali del gioco”

Tuttavia il cambiamento è già in atto: “Vedo sale piene e progetti che sono già in atto e altri che prendono forma oltre alle sale piene come quella di oggi quando si trattano questi temi. Serve un altro salto di qualità: incontrarsi di più, parlarsi di più, smettere di presidiare il tema come se fosse un patrimonio competitivo e trasformarlo in una piattaforma collettiva”.

De Vita ha commentato anche la ricerca Ipsos presentata proprio nel corso dell’evento di oggi: “La differenza di percezione tra i diversi portatori di interesse del settore è un grande problema e nasce da una scarsa conoscenza reciproca. “Noi raccontiamo e non raccontiamo e in quel non raccontiamo c’è l’ammissione che il settore stesso spesso comunica in maniera parziale, prudente, frammentata. Per ricostruire fiducia, bisogna invece spiegare con chiarezza che cosa fanno gli operatori, come lo fanno e con quali strumenti intendono tutelare i giocatori. Questo si riflette anche sulla distinzione tra gioco legale e illegale. Non riusciamo a far capire con chiarezza cosa significa giocare in ambiente legale, responsabile, protetto contro l’assoluta libertà dell’illegalità che, però, non offre alcuna tutela. Qui non esiste moderazione, un concetto cruciale che permette agli operatori legali di intervenire quando un giocatore supera la soglia di rischio, utilizzare gli strumenti tecnologici già disponibili per identificare i segnali di squilibrio, sospendere, limitare, dialogare. Ed è proprio questo tipo di intervento, attivo e personalizzato, che distingue l’offerta legale da quella illegale”.

Anche per De Vita è “fondamentale un approccio sistemico e unitario per effettuare uno sforzo maggiore ma efficace”.