Partendo da Paddy Power passando da William Hill e finendo a Ladbrokes, nel Regno Unito potrebbero abbassare le serrande centinaia di agenzia di scommesse sia per il cambio di trend del gioco che per il rischio di maggiori tasse statali.
Troppi costi e trend cambiati. Flutter Entertainment ha deciso di chiudere 57 betting shop dello storico brand che detiene nel Regno Unito e in Irlanda. Oltre alle prime due ragioni sarebbe in corso anche una revisione del suo patrimonio immobiliare. Il problema è che a rischio ci sono ben 247 posizioni lavorative. I costi, purtroppo, sono un driver che pesa troppo sulle scelte di grandi gruppi. Anche lo spostamento sempre più progressivo verso il gioco online ha fatto il resto.
I numeri dello shutdown
In particolare sono 29 punti vendita nel Regno Unito di cui uno nell’Irlanda del Nord, e 28 nella Repubblica d’Irlanda, chiuderanno entro il prossimo mese. Allo stesso modo il totale di 128 dipendenti nel Regno Unito e 119 in Irlanda sono stati identificati come a rischio di licenziamento.
Da Flutter hanno provato a rassicurare tramite un portavoce UK e Irlanda: “Al personale interessato dai piani verranno offerte opportunità di ricollocazione ove possibile; tuttavia, le chiusure porteranno purtroppo alla perdita di diversi posti di lavoro. Stiamo costantemente rivedendo il nostro patrimonio immobiliare nelle vie principali. Tuttavia il retail rimane una parte fondamentale della nostra offerta ai clienti e stiamo cercando di innovare e investire dove possibile, adattandoci alle diverse tendenze ed esigenze dei clienti”.
Flutter non ha specificato quali filiali chiuderanno al momento dell’annuncio e ha affermato che ulteriori informazioni saranno condivise dopo le consultazioni.
Lo spauracchio delle tasse
Il problema potrebbe annidarsi anche nel rischio che la legge di bilancio del governo britannico potrebbe effettuare modifiche al quadro fiscale. All’interno del provvedimento pare ci sia una riforma delle tasse proprio sul gambling. Bisognerà aspettare il 26 novembre, però, e Flutter potrebbe aver anticipato i tempi.
Ma dall’azienda smentiscono: “Le chiusure odierne non sono direttamente correlate all’incertezza che circonda la Legge di Bilancio anche se un aumento della tassa sul gioco d’azzardo potrebbe avere un impatto significativo sull’occupazione e sugli investimenti in tutto il settore. In più questo spingerebbe più clienti sul mercato nero illegale.
Tutto il mondo e paese, quindi. Così come il refrain cui assistiamo in Italia e in generale in tutto il mondo, rendere meno competitivo il gioco legale non può che favorire chi non deve rispondere a regole e pagare tasse.
Ma il governo UK sembra fermo sulla sua strada e sta valutando un’aliquota unica per l’imposta sul gioco d’azzardo a distanza. Attualmente è in vigore un sistema a tre fasce. Gli operatori hanno fatto notare che qualsiasi aumento si aggiungerebbe all’imposta di legge entrata in vigore il 6 aprile di quest’anno.
Anche William Hill e Ladbrokes ci pensano
Paddy Power rischia solo di essere la prima tessera del domino caduta. In effetti secondo Yogonet, anche Evoke, proprietaria di William Hill, ha annunciato di valutare prossimamente “ulteriori chiusure di negozi nel Regno Unito, a seconda di potenziali modifiche alle tasse sul gioco d’azzardo”.
Il Sunday Times ha riportato questa settimana che i numeri oscillerebbero tra 120 e 200 punti vendita a rischio chiusura per William Hill su 1.300 punti vendita. Un impatto notevole, circa il 15% della sua rete potrebbe abbassare le serrande.
Rumours anche da Entain parlano di chiusure del suo brand Ladbrokes. Per chi conosce l’Inghilterra ed è appassionato di betting le pittoresche insegne dei mitici bookies potrebbero ridursi notevolmente.
Foto Paddy Power News