Maxi operazione al Casinò di Saint Vincent: 33 indagati e sequestri per oltre 5 milioni

Associazione a delinquere, riciclaggio e fatture false e altre accuse lanciate dalla procura di Aosta a 33 amministratori indagati con oltre 5 milioni di euro sequestrati.

La Guardia di Finanza al Casinò de la Vallée e a casa di alcuni amministratori. La notizia ha sconvolto la mattina della casa da gioco e anche la Regione Valle d’Aosta che ha un ruolo fondamentale nella gestione della struttura e delle sue attività. Ma il terremoto sarebbe ancora più forte con 33 indagati e oltre 5 milioni di euro sequestrati nell’inchiesta che è scattata alle fase operativa nelle prime ore del mattino.

La posizione della Regione

Su richiesta del presidente della Regione Renzo Testolin, il Consiglio regionale è stato sospeso, in apertura della seduta di oggi, per una riunione dei capigruppo “per condividere con il Consiglio – ha spiegato – la notizia che abbiamo ricevuto a mezzo stampa e che ci ha portati ad effettuare i primi approfondimenti con la Casa da gioco, che in queste ore è oggetto di un’indagine da parte della Guardia di finanza“.
Collaborazione massima con le autorità: “Abbiamo messo a disposizione dei consiglieri le informazioni – ha detto Testolin in aula – che la Direzione ci ha fornito, senza entrare nei particolari di cui non si conoscono ancora gli sviluppi, ma ci sembrava opportuno questo tipo di condivisione e sarà nostra cura fornire gli aggiornamenti quando disponibili”.

Il cuore dell’inchiesta

Ben 33 amministratori coinvolti e un’ordinanza di sequestro da oltre 5 milioni di euro spiccata dal Gip del Tribunale. L’azione è stata eseguita dalle prime ore di oggi, martedì 2 dicembre, dalla Guardia di finanza. I reati contestati, nell’ambito di un’indagine della Procura di Aosta, sono – a vario titolo – l’associazione a delinquere, il riciclaggio, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la ricettazione e la corruzione di incaricato di pubblico servizio.

Le perquisizioni, che hanno coinvolto oltre 150 finanzieri, sono scattate in Valle d’Aosta, in Piemonte, Lombardia, Toscana, Molise, Sicilia, Calabria, Liguria, Puglia, Campania e Lazio. Obiettivo, mettere i sigilli su contanti, conti correnti, disponibilità finanziarie e immobili sino a raggiungere l’ammontare di oltre 5 milioni di euro che, stando all’indagine, rappresenterebbe provento di attività criminosa.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Aosta, ricorrendo anche a intercettazioni telefoniche, ambientali, video e telematiche, hanno raccolto elementi che corroborano l’esistenza di un sodalizio criminale impegnato nel riciclaggio di denaro. Le somme sarebbero, nell’impostazione accusatoria, il frutto di illeciti fiscali ricondotti a tre società operanti in Piemonte ed attive nel commercio di materiale ferroso.

In sostanza, le aziende, principalmente attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, avrebbero ottenuto un’indebita detrazione di imposte e costi fittizi finalizzati ad abbattere l’utile di impresa e a “drenare” fondi dai conti delle stesse. Al riguardo, i finanzieri hanno ricostruito, per gli anni 2023 e 2024, da parte delle ditte coinvolte, l’emissione e l’utilizzo di fatture false per oltre 3 milioni di euro.

Il ruolo centrale di un funzionario

Il meccanismo messo a fuoco dalle “Fiamme gialle” prevedeva che, una volta incassata una fattura falsa, l’importo venisse trasferito sui conti personali di uno degli indagati. Costui si sarebbe quindi occupato di riciclarlo alla casa da gioco di Saint-Vincent, contando sulla presunta infedeltà di due funzionari ed ottenendo così somme in contanti o “fiches” da restituire alle società che avevano incassato le fatture, arrivando così alla “ripulitura” del denaro.

In particolare, dall’inchiesta è emersa la condotta di uno dei funzionari della casa da gioco. Per gli inquirenti, in qualità di incaricato di pubblico servizio e, in cambio di un compenso di volta in volta concordato, avrebbe ricevuto da numerosi giocatori provenienti da ogni parte d’Italia, somme di denaro ingenti. All’interno del suo ufficio, sarebbero state convertite in “fiches” o strumenti finanziari tracciabili, simulando vincite, in realtà mai avvenute, e celandone, in tal modo, anche l’eventuale origine illecita, scrivono dalla procura.