Milionario e problematico Uk perde la seconda causa di risarcimento contro Betfair

Il caso di Lee Gibson, il milionario che ha fatto causa a Betfair per recuperare 1,5 milioni di sterline dilapidati alle scommesse sportive e l’ha persa per ben due volte.

L’Alta Corte d’Inghilterra e Galles salva ancora Betfair per la seconda volta da una causa da 1,5 milioni di sterline intentata da un magnate immobiliare. Nessun problema di gioco d’azzardo e nessuna speculazione, quindi, per il bookmaker leader del betting exchange nel mondo.

A studiare la super causa è stato Lee Gibson, milionario con un impero immobiliare alle spalle, nel tentativo di recuperare le perdite subite tra il 2009 e il 2019.

L’idea per farsi risarcire

L’imprenditore ha costruito la sua causa attorno alla tesi secondo cui Betfair non avrebbe rispettato i suoi obblighi di tutela dei giocatori in materia di identificazione e prevenzione del gioco d’azzardo problematico.

La causa iniziale di Gibson è stata respinta dall’Alta Corte nel novembre dello scorso anno, con la sentenza definitiva che affermava: “La Corte ha ritenuto… che Betfair non sapeva, né avrebbe dovuto sapere, che il signor Gibson fosse un giocatore problematico: si è presentato ai suoi clienti come un uomo ricco e in grado di permettersi le sue perdite”.

Il magnate ha quindi presentato ricorso contro la decisione della corte all’inizio di quest’anno, contestando il primo caso che non aveva riscontrato alcuna violazione negli obblighi concessionari sulla tutela ai consumatori.

I giudici bocciano le tesi del milionario

Tuttavia, Gibson si è trovato ancora una volta a dover affrontare un duro colpo da parte dei tre giudici che hanno esaminato il ricorso, il Cancelliere dell’Alta Corte Sir Colin Birss, Lord Justice Popplewell e Sir Julian Flaux, giunti alla stessa conclusione.

Secondo il trio legale, il giudice Nigel Bird, che ha respinto il caso lo scorso anno, aveva preso in considerazione tutte le prove pertinenti e la sua sentenza è stata quindi una “conclusione ragionevole” in merito alle affermazioni di Gibson.

“Non vedo alcuna giustificazione per accogliere il ricorso contro la conclusione secondo cui Betfair non sapeva né avrebbe dovuto sapere che il signor Gibson era un giocatore problematico”, ha dichiarato Sir Colin Birss nella sentenza definitiva.

Agire sul gioco d’azzardo patologico

In un contesto legale, la tesi del giocatore problematico potrebbe essere valida in tribunale se il giocatore in questione ha mostrato segni di difficoltà finanziarie e ha speso al di sopra delle proprie possibilità. Dato il considerevole patrimonio accumulato da Gibson, la corte ha ritenuto che abbia ignorato i controlli finanziari imposti da Betfair.

Un altro strumento legale potrebbe essere il caso in cui la persona in questione si fosse autoesclusa da un sito web, ma l’operatore continuasse a contattarla o a consentirle l’accesso alla sua piattaforma.

Il caso Gibson

Nel caso di Gibson, il giudice ha affermato che, sebbene psichiatri esperti avessero confermato che fosse un giocatore problematico, lui aveva tenuto per sé questa informazione, continuando a utilizzare i servizi di Betfair.

La corte ha inoltre concluso che Gibson aveva fatto poco per rendere note le sue esperienze di gioco problematico, stabilendo che il fatto di aver parlato “a un uomo anonimo in un palco di Betfair all’Old Trafford e al proprietario del suo pub locale” non fosse una base sufficiente per le sue affermazioni.

Questo solleva una domanda molto interessante riguardo ai giocatori VIP. Se un individuo facoltoso soffre di gioco problematico ma continua a superare a pieni voti i controlli del rischio finanziario e le procedure antiriciclaggio in atto per proteggere i giocatori, questo lo espone automaticamente a un rischio maggiore rispetto alla persona media?