Lollobrigida (Adm) al convegno Moige: ‘Formazione e prevenzione per tutelare i minori’

Al convegno dedicato alla tutela dei minori dal Moige ‘Venduto ai minori’ è intervenuto Mario Lollobrigida, direttore dell’Ufficio Giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

“Come Agenzia, insieme alle forze dell’ordine, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Carabinieri, effettuiamo numerosi controlli sul territorio. Solo quest’anno abbiamo realizzato circa 13.000 verifiche sugli esercizi di gioco. Il tasso di irregolarità non è elevato, ma è chiaro che serve una maggiore presenza e un controllo più capillare, per impedire che i minori possano accedere alle strutture di gioco”. Ha esordito così Mario Lollobrigida, direttore dell’Ufficio Giochi dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli che ha partecipato al convegno dedicato alla tutela dei minori dal Moige ‘Venduto ai minori’.

Ovviamente il tema centrale del suo intervento è stato il contrasto all’accesso dei minori al gioco d’azzardo, sia nelle sale fisiche sia online. In tutti i vari settori del gioco pubblico sembra essere necessaria una “formazione più intensa per chi lavora a contatto con i giocatori, minorenni e maggiorenni, deve essere consapevole delle proprie responsabilità e dei rischi legati a un gioco eccessivo. Questa formazione dovrebbe diventare obbligatoria per chi intende operare nel settore”.

A tal proposito, Lollobrigida ha citato la proposta inserita nel decreto legislativo delegato: “Prevediamo norme che renderanno obbligatoria la formazione continua degli operatori, per garantire standard uniformi su tutto il territorio nazionale”.

Al centro il contatto stretto dei giovani col gioco online: “Gravissimo che, secondo i dati di cui siamo in possesso, molti minori hanno dichiarato che non è stato loro richiesto alcun documento di identità per iscriversi a siti di gioco. Questo ovviamente riguarda le piattaforme illegali, spesso pubblicizzate sui social, dove la pressione sugli under 18 è difficile da controllare. Non tutti, né tra i minori né tra i maggiorenni, percepiscono chiaramente cosa sia legale e cosa no nel gioco pubblico. È fondamentale colmare questa lacuna attraverso una maggiore informazione e sensibilizzazione. Sì al controllo e alla repressione, ma la prevenzione resta la chiave”, ha concluso il direttore giochi.

L’INTERVENTO DI PUCCI – Anche il presidente di As.tro Massimiliano Pucci ha partecipato al convegno Moige. Tenendo presente quanto emerso, ha affermato: ciò non fa che “rinforzare la mia consapevolezza sul fatto che, da parte nostra, come operatori del gioco lecito, il lavoro da fare sul fronte della tutela dei minori è ancora tanto, qualcosa abbiamo già fatto ma, evidentemente, non è ancora abbastanza“. Secondo Pucci “non siamo al cospetto di un problema che si può affrontare limitandosi a soluzioni ‘verticali’ come quelle rappresentate dai divieti. È un problema che va affrontato anche, se non soprattutto, attraverso una visione ‘orizzontale’, nel senso che tutte le componenti della società devono sentirsene coinvolte: tutte le associazioni di categoria che, come la nostra, si occupano di settori imprenditoriali che hanno a che fare con prodotti sensibili, gli addetti ai punti vendita di prodotti sensibili, le famiglie, la scuola e coloro che interagiscono con i giovani in qualsiasi spazio organizzato di aggregazione. Dobbiamo, in sostanza, sentirci tutti ‘ingaggiati’ dal problema, ed impegnati a tracciare percorsi virtuosi”.

Il concetto di visione orizzontale, secondo il presidente As.tro, implica “anche la necessità di inquadrare il problema all’interno della cornice più ampia del disagio giovanile che sta caratterizzando, con dimensioni preoccupanti, la società contemporanea. Stanno aumentando i giovani affetti da forme di dipendenza (droga, alcol gioco, ecc.) e, dato ancora più preoccupante, stanno emergendo nuove forme di dipendenza che coinvolgono principalmente i giovani (come, ad esempio, tra le tante, la dipendenza dai social e dalla pornografia)”. Per quanto riguarda il gioco “dobbiamo lavorare insieme, ognuno nei suoi ambiti di intervento, su quegli aspetti problematici che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Piepoli, secondo cui: il 19% di minori crede che giocare frequentemente non abbia effetti negativi, il 17% dei giovani non sa che ai minori è vietato giocare, l’8% non sa che è vietato entrare in una sala giochi, il 29% dei minori interpellati è entrato in una sala giochi nonostante il divieto, il 12% dei minori ha già giocato online”.

As.tro “dovrà, dal canto suo, lavorare su quel 50% di soggetti che, secondo l’Istituto Piepoli, hanno venduto gioco ai minori 68% dei rivenditori che, sempre secondo l’Istituto Piepoli, non hanno spiegato i rischi del gioco ai minori. Ma per portare avanti questo compito abbiamo bisogno di approfondimenti, tant’è vero che abbiamo già messo in moto gli strumenti di cui ci siamo dotati attraverso la nostra Data Room per approfondire le conoscenze di quella fascia sociale che è indispensabile tutelare di più e meglio di quanto avviene oggi. Tra questi strumenti disponiamo di un software che, indagando nella rete, è in grado di monitorare come, all’interno di quel mondo, le dinamiche giovanili si esprimono”.

E QUELLO DI CANGIANELLI – A prendere la parola anche il consigliere delegato di Fipe Confcommercio Emmanuele Cangianelli, che ha puntato l’attenzione sui pubblici esercizi dove ci sono giochi o si consuma alcol: “Parliamo di centinaia di migliaia di punti vendita all’interno dei quali ci sono specifici divieti per i minori. Per gli esercizi dove c’è consumo di alcol, c’è una differenza tra vendita e somministrazione, mentre in quelli dove si offre gioco, l’enorme differenza è quella tra punti legali e illegali. In entrambe le realtà però c’è un mondo parallelo e più incerto che è quello dell’abusivismo, punti in cui il ruolo dell’esercente è incerto“.

Un abusivismo, ha sottolineato, che “negli ultimi anni, con l’esplosione del gioco online” riguarda anche il settore delle scommesse. “Nel nostro settore c’è stata infatti una sorta di apertura all’accesso al gioco negli internet point. Questo smonta il nostro ragionamento che i luoghi di gioco devono essere esclusivamente dedicati in concessione e sempre più qualificati, come sostiene Fipe”.

Secondo Cangianelli “nel settore dei giochi siamo davanti ad un importante cambiamento normativo che deve tener conto dell’evoluzione tecnologica. Gli strumenti digitali possono essere utilizzati per filtrare l’accesso e auto misurare il consumo. Non c’è una soluzione definitiva, vanno studiate soluzione bilanciate. Questa è la via per qualificare l’offerta ed educare i consumatori”, ha sottolineato.

I DATI – Nel corso dell’evento sono stati infatti presentati dell’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli, dalla quale è emerso che il 19% dei minori ritiene che giocare frequentemente a giochi con vincita in denaro non abbia conseguenze serie e negative. Solo il 46% ne è invece convinto. Quando un ragazzo entra in una sala giochi, nel 52% dei casi afferma di non essere mai stato controllato sotto il profilo dell’età e solo il 5% afferma che sia accaduto spesso. I gestori, nel 50% dei casi, non si sono rifiutati di farli giocare nonostante la minore età. Sette ragazzi su dieci hanno affermato che i rivenditori non li hanno informati dei rischi legati al gioco. Per quanto riguarda il gioco online, tre giovani su dieci affermano di non ricordare avvisi.