Il segretario dell’European gaming and betting association Martin Haijer rilancia un approccio centrale Ue sulle norme del gioco per arginare derive di alcune legislazioni nazionali.
È possibile un quadro normativo unificato a livello europeo? La domanda viene posta alla Comunità Europea ormai da quando i mercati nazionali sono iniziati a nascere e svilupparsi. Come quello italiano che ha preso forma in maniera sostanziale nei primi anni 2000 e nel 2006 col bando Bersani aprendo al gioco online. L’Europa, per dirla come un regolatore che intervenne ad uno dei tanti convegni del settori, sul gioco appariva come “un cane che abbaia che non morde”. La libertà data ai singoli Stati senza un’armonizzazione delle norme a livello centrale europeo, però, ha prodotto varie normative in distonia l’una con l’altra. Un framework unico è dunque possibile e auspicabile? O è meglio farsi dettare l’agenda da governi spesso ideologici e miopi che, poi, rischiano di comprimere il mercato legale per poi dare spazio a quello nero.
Un’armonizzazione è possibile?
Parlando di varie legislazioni che stanno prendendo derive insostenibili proprio da questo punto di vista, il segretario dell’Associazione Europea per il Gioco d’Azzardo e le Scommesse, Maarten Haijer, è tornato sull’argomento.
Tuttavia, raggiungere una legislazione unificata è più facile a dirsi che a farsi, con Haijer che indica una miriade di motivi per cui potremmo non vederne una nel prossimo futuro. Ad Sbc News, Haijer ha analizzato che “l’ostacolo maggiore è che il gioco d’azzardo è una questione nazionale, sfumata da tutte le complessità finanziarie e fiscali di ciascun paese”.
Per questo motivo, nessuno sta attivamente spingendo per un quadro normativo unificato di fronte al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea, da qui l’attuale mancanza di interesse da parte di questi due organi legislativi. C’è ancora qualche speranza, tuttavia, con Haijer che concorda sul fatto che un passaggio a una legislazione armonizzata “avrebbe senso”, visto quanto siano diventate simili le leggi sulla regolamentazione del gioco d’azzardo negli Stati membri. In fin dei conti, la frammentazione del mercato finirà per decretare il successo o il fallimento di questa idea, soprattutto quando si tratta di norme pubblicitarie che variano tra divieti assoluti e blocchi parziali in tutta Europa.
Gli Stati buoni e quelli cattivi
Un esempio negativo secondo Egba sarebbe quello dei Paesi Bassi. Le ricadute dell’azione del governo all’inizio di quest’anno e le successive dimissioni di Teun Struycken, la persona più importante per le decisioni politiche sul gioco d’azzardo in Olanda, hanno gettato nello sgomento il settore locale, con tonnellate di riforme previste rimaste in sospeso. Intanto quelle approvate hanno avuto effetti negativi. Come l’introduzione dei limiti di deposito con l’autorità di regolamentazione Kannspelautoriteit (KSA) che ha stimato che il mercato autorizzato si è ridotto al 49%, rispetto al 51% del mercato nero in termini di GGR. Molto indietro è la Bulgaria.
“Introducendo i limiti di deposito, che per chi non è esperto potrebbero sembrare una cosa positiva o logica, l’effetto reale è che le persone che giocano di più – che probabilmente si desidera proteggere di più rispetto a chi non gioca o gioca molto poco – si rivolgevono al mercato nero, ha affermato Haijer.
Ottimi esempi da seguire?
Secondo il segretario Egba c’è la Danimarca da segnalare e seguire grazie ad una visione e struttura normativa che stabiliscono una direzione chiara per il suo mercato. Bene anche il Belgio, che ha recentemente avviato una strategia di regolamentazione di sei anni che vedrà i suoi vari ministeri collaborare strettamente tra loro per sviluppare ulteriormente un settore del gioco d’azzardo sostenibile.
Insomma Haijer si augura “un approccio più strutturale e innovativo ad alcuni di questi aspetti, e speriamo che questo sia il primo di molti altri. Creerà più attenzione, più dibattito e una maggiore volontà di collaborare a stretto contatto”.