L’analista di gaming Mauro Natta esamina il gioco di qualità nei casinò: è ancora una realtà o solo un ricordo?
di Mauro Natta
Purtroppo, è possibile affermare a prima vista, che il gioco di qualità, al momento, non è molto presente. Risulterebbe, a mio avviso, da quanto verificabile dal rapporto tra proventi suddiviso tra slot e giochi da tavolo e presenze; pur usufruendo di un dato statistico che relativamente agli ultimi esercizi evidenzia una certa staticità.
Si potrebbe affermare, pur usufruendo di un dato statistico, che il rapporto tra proventi e presenze, che si dà inizio all’operazione volta ad individuare la qualità del gioco.
Non è credibile, invece, omettere che, potendo usufruire dell’hotel e dei relativi servizi agevolati non solo dalla vicinanza e dalla categoria, diviene logico includere una qualificata frequentazione della Casa da gioco valdostana.
In un passato non troppo recente e, meno, in tempi più vicini la clientela d’èlite non mancava così come credo non manchi attualmente, anche se non numerosa. Spero vivamente si ripeta perché quando le persone arrivavano al Privè dal Grand Hotel o dal salone delle feste apparivano soddisfatte.
Chiaramente i tempi non sono più gli stessi, la partecipazione al gioco dall’osservazione del mercato nazionale pare veramente mutata, la concorrenza dell’online si sente insistente e un tempo non c’era. È credibile pensare alla evenienza che un miglioramento e il conseguente rilancio passi attraverso una diversificazione dei giochi e delle manifestazioni mirate.
Inizialmente intendevo affrontare il tema controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi in un unico intervento, invece, penso di dividerlo in due per usare una maggiore chiarezza espositiva. Non per la difficoltà della materia trattata ma per la possibile ed eventuale sovrapposizione dei termini utilizzati.
Trattasi di una procedura che potrebbe interessare l’organizzazione del lavoro, allo stesso tempo posso garantire il lettore che non lo è nel modo più assoluto. Tra l’altro rappresenta anche la partenza per ogni ricerca da parte del gestore.
Il controllo concomitante, esercitato da dipendenti del concedente, ha il compito di garantire la completa sicurezza nel rilevamento di ogni operazione che inerisce al risultato lordo di ogni tavolo: netto più mance.
Ne consegue che ogni tavolo non potrà essere aperto o chiuso senza l’intervento di un controllore regionale e che al Corpo controllori regionali è demandato seguire le altre operazioni, economiche e non, possibili nello svolgimento della partita.
Ogni operazione deve essere accompagnata da un documento controfirmato dal controllore e depositato nella cassetta dei contanti del tavolo dove sono riposti quelli cambiati direttamente dai giocatori. Così operando, al momento del conteggio dei biglietti sarà possibile trovarli, se ad esempio di aggiunta interviene nel risultato netto del tavolo, se di cambio al tavolo può assumere rilevanza nella valutazione qualitativa della partita senza avere alcuna influenza sul risultato ma in grado di fornire altre indicazioni.
Sicuramente quanto precede è riferito soltanto ai giochi di contropartita ma rende l’idea del modus operandi, rimane in ogni caso l’obbligo del conteggio delle mance tavolo per tavolo.
L’ho scritto molte volte, forse troppe, il raffronto tra mance e proventi netti, l’incidenza di un gioco da tavolo sul totale di questi e sul totale complessivo con un occhio di riguardo a quella dei proventi slot sul totale dei ricavi netti potrebbero fornire utili indicazioni tali, a volte, da richiedere un approfondimento successivo.
Continuo passando a descrivere il controllo a posteriori sulla regolarità del gioco e degli incassi in una casa da gioco con un esempio che mi pare rappresentativo anche se spinto all’eccesso.
In una sala da gioco ci sono sette tavoli di roulette francese, incassano 1000 per ciascuno e producono mance per 4200. Quindi il rapporto tra mance ed introito è del 60 percento, un risultato accettabile (4200 su 7000). C’è un però: le mance sono state conteggiate tutte insieme per i sette tavoli.
Ammesso e non concesso che, presi singolarmente, i tavoli abbiano prodotto mance per 500 ogni singolo dei primi sei, cioè 3000; risultano 1200 le mance del settimo tavolo.
Mentre per i primi sei si registra il 50 percento (3000 su 6000 di proventi), il settimo fa registrare il 120 percento, certamente esagerato e meritevole di una attenta verifica.
Spero di aver fornito una dimostrazione atta a confortare la metodologia da me sostenuta di contare le mance tavolo per tavolo. Come ho sempre scritto è quella che conosco bene e che mi ha dato soddisfazione. Ne possono esistere altre, non nutro dubbi in proposito, ma non conoscendole non ne scrivo.
È noto che la percentuale a favore del banco concorre a determinare la percentuale risultante dal rapporto mance/introito. Ad esempio nella roulette americana dove il vantaggio è maggiore per il banco (zero e doppio zero) rispetto alla roulette francese (solo lo zero), il rapporto in parola relativo alle mance è inferiore. Questo non è fisso per ogni casa da gioco ma il dato, se storicamente rilevato, può fornire una indicazione attendibile.
Prima di continuare vorrei precisare, anche allo scopo di non impressionare per una non corretta iniziale sensazione, che una metodologia così impostata necessita soltanto di un programma ad hoc. Che raccolga giornalmente tutti i dati utili, volendo anche il giorno e se festivo, prefestivo o feriale e le presenze che, forse, il gestore fa inserire per fasce orarie.
Il gestore, senza dubbio, dispone logicamente di ulteriori indicazioni raccolte; d’altra parte la politica produttiva e l’organizzazione del lavoro non può basarsi soltanto sulle indicazioni utilizzate anche dal concedente per il controllo di propria competenza.
Certamente il controllo a posteriori non può essere fatto se non dopo un certo periodo più o meno lungo, tre o sei mesi ritengo sia l’ideale per disporre, unitamente ai dati raccolti, un esito credibile tanto da, se del caso, procedere ad ulteriori verifiche.
Foto di Towfiqu barbhuiya su Unsplash






