C’erano una volta i controlli nei casinò, e ci sono ancora!

L’analista di gaming Mauro Natta si sofferma sul tema dei controlli nei casinò partendo dalla sua personale esperienza.

 

di Mauro Natta

C’era una volta un sindacato nel quale un dirigente aveva l’incarico preciso di occuparsi di organizzazione del lavoro, di politica produttiva, del mercato nazionale e domestico, del trend della domanda e dell’offerta e delle eventuali questioni interessanti tutti gli iscritti siano questi amministrativi o tecnici.

A quei tempi l’organizzazione del lavoro cercava di intercettare, nelle variazioni la possibilità di intervenire con modifiche migliorative del servizio. Una condizione era indispensabile: conoscere il servizio che si andava ad indagare tanto da poter criticare in modo propositivo e, possibilmente, suggerire qualche piccola modifica senza stravolgimenti che non avrebbero aiutato a raggiungere lo scopo.

“Tutelare il futuro dell’Azienda ed il fattore occupazionale diretto e dell’indotto” questo è il compito che spetta all’azionista ma, forse, il discorso andrebbe leggermente ampliato con una iniziativa mirata allo stesso tempo a quanto immediatamente precede, bene inteso con l’intervento fattivo dei rappresentanti del personale.

Chiaramente si tratta di rivedere profondamente l’organizzazione del lavoro volta a conferire all’operato della gestione la piena visibilità delle operazioni tutte dirette alla completa permeabilità da parte di chiunque possa rappresentare le parti in causa: azionista, gestore e dipendenti.
Sono profondamente convinto che l’oggetto affrontato con il presente articolo abbia, credo obbligatoriamente, la caratteristica di un uso specifico mirato in un primo tempo a rendere completamente visibili e controllabili tutte le operazioni.

Passando alle considerazioni possibili sul mercato dell’azzardo autorizzato non si può omettere la rilevanza della concorrenza, in specie i giochi da casinò magari esercitati online dal vivo, la particolare situazione di incertezza economica, il calo delle possibilità di spesa per i frequentatori di case da gioco e l’incremento dei costi. In un clima simile non dobbiamo dimenticare che la clientela, un tempo denominata vip, è la prima che si accorge delle irregolarità e le conseguenze si vedono.
A proposito del controllo, un argomento che è purtroppo all’ordine del giorno, come sempre ho scritto quello che ho preso ad esempio e mi sono permesso, sulla carta, ampliare sino a farne un supporto gestionale, posso dire che non affermo sia l’unico e per di più “imperforabile”; ma lo credo convintamente abbastanza completo.

Partendo dai dati che giornalmente sono adoperati per ricavare il risultato di ogni singolo tavolo da gioco (introito e mance) posso disporre di elementi utili ad un controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi. Rammento che, per la casa da gioco di Sanremo è molto utilizzato ed invito a ricercarlo in internet al sito dedicato ai controllori comunali del casinò municipale dal 1946 e completo dal 1985. Sto indicando, per onestà intellettuale, il controllo a posteriori in quanto quello concomitante è svolto regolarmente in sala da gioco.

I dati dei quali ho fatto cenno evidenziano, per ogni tavolo, dotazione iniziale, esistenza finale, aggiunte se fatte nel corso della partita, contanti cambiati dai giocatori direttamente al tavolo, risultato netto e importo mance. Se ancora non fosse sufficiente la composizione in gettoni (qualità e quantità) della esistenza finale e delle mance.
Una certezza proviene dal vantaggio del banco e dal rapporto tra mance e introiti, lo ripeto, rilevati sempre per ogni singolo tavolo, e tra contanti e risultato, mance escluse.

Ora molti si domanderanno quali motivazioni possono supportare il ritorno tanto frequente a scrivere sulla casa da gioco di Saint Vincent. Mi preme precisare che da qualche tempo mi diletto a narrare dei casinò italiani e qualche volta di San Marino e non può essere una novità il leggermi. Forse ultimamente l’argomento “Casinò de la Vallée” è un pochino maggioritario per la prossima discussione sul suo futuro gestionale; di più dopo che si parla di riciclaggio.
Eccovi accontentati e preciso che la seconda è molto più rilevante della prima, infatti mi ritengo uno dei pochi che li ha conosciuti da “bocia”.

Le ragioni che mi incentivano sono principalmente due: il fatto che per quaranta anni ho potuto lavorare e vivere bene come continuo ora che sono in pensione e non posso che ringraziare chi me lo ha accordato.
La seconda inizio col dire che già del 1946 ho il ricordo del Casinò di Sanremo ed abitavo in una via abbastanza vicina parallela alla passeggiata dalla ex stazione ferroviaria verso Ospedaletti, mio padre lavorava nella casa da gioco.
Poi venne a Saint Vincent ed abitavamo all’ex Albergo Cucciolo, accompagnato da alcuni croupier anche loro provenienti da Sanremo per prestare la propria opera. Per questo non desidero che un qualcosa che ritengo molto importante termini di esserlo. Se qualcuno lo desidera penso che nei registri comunali degli anni ‘40 troverà il mio cognome, non il nome, Emilio che è anche quello di mio figlio nato nel 1967 ed è uguale a quello di mio padre.
Mi pare di aver fornito alcun informazioni personalissime che spero accontentino i curiosi e una piccola anticipazione tecnica e professionale facilmente riscontrabile in internet se può interessare anche per la veridicità del contenuto di quanto precede.

In tutta tranquillità posso affermare che il controllo in parola non si ferma in quanto narrato; comprende, a monte, un’organizzazione del lavoro fondata su un efficace e collaudato sistema di comunicazione facente capo a chi ha la responsabilità di una corretta gestione. Bene inteso, come sempre, concludo un’esposizione con mio personalissimo parere.

 

Foto di Natalia Y. su Unsplash