Rapporti di cointeressenza economica e familiare tra il richiedente e un suo congiunto: dopo Questura di Cosenza e Tar della Calabria, conferma anche il Consiglio di Stato. Eppure al fratello del richiedente, l’autorizzazione era stata concessa.
Trentacinque violazioni definitivamente accertate per omesso pagamento di imposte, tasse o contributi previdenziali; condanne per omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali; precedenti di polizia per reati gravi come corruzione, fabbricazione abusiva di materie esplodenti e associazione a delinquere.
Questi i precedenti di un uomo che hanno impedito al figlio di ottenere l’autorizzazione all’installazione di apparecchi da gioco lecito all’interno del proprio albergo.
Il no alla Sala Vlt era arrivato in prima battuta, nel 2020 dalla questura di Cosenza; successivamente, il Tar aveva confermato la posizione dell’amministrazione che aveva riscontrato la mancata “buona condotta” richiesta per le autorizzazioni di polizia. Questa va estesa anche agli stretti congiunti, specialmente quando sussistono cointeressenze economiche e familiari che suggeriscono una potenziale gestione da parte del soggetto non idoneo.
A fare la differenza, infatti, il fatto che il padre era coinvolto nelle attività economiche e familiari che rafforzavano il sospetto di interposizione. Aveva sostituito il figlio come amministratore della società poco prima del rigetto dell’autorizzazione.
Per queste ragioni, il Consiglio di Stato ha respinto l’appello dell’albergatore calabrese. Curioso che al fratello del richiedente l’autorizzazione fosse stata invece concessa. Su questo punto la giustizia amministrativa ha richiamato una differenza fondamentale nel contesto normativo. Il provvedimento favorevole nei confronti del fratello è stato adottato in data 18 aprile 2016, prima dell’emanazione del decreto legge n. 124 del 2019 che introduce specifici divieti. Quella dell’odierno appellante risale al 2020.





