Bravi (Regione Umbria): ‘Serve apparato normativo univoco, Regioni inascoltate’

L’intervento della dirigente del Servizio programmazione sanitaria, assistenza territoriale, integrazione socio sanitaria, Angela Bravi al Confronto Aperto sul gioco voluto da Egp a Perugia.

 

Per la Regione Umbria, al Confronto Aperto sul gioco voluto da Egp a Perugia, presente la dirigente del Servizio programmazione sanitaria, assistenza territoriale, integrazione socio sanitaria, Angela Bravi: “L’argomento – ha esordito – è estremamente complesso, presenta diversi aspetti sui quali porre attenzione. In prima battuta va considerato l’imponente impatto socio-economico; basti ricordare che nel 2024 la raccolta complessiva in Italia ammontava a 157 miliardi di euro quando il fondo sanitario ammontava a 137 miliardi”.

L’Umbria presenta dati migliori rispetto alla media nazionale. “Gli umbri – ha rappresentato Bravi – hanno speso 1 miliardo e 900 milioni, di questi quasi un miliardo online, il resto su rete fisica; la raccolta procapite online è inferiore rispetto alle altre regioni. Dei soldi spesi su rete fisica, circa 500 milioni derivano da apparecchi elettronici per il gioco lecito. Le leggi regionali, per questa ragione, si sono concentrate sugli esercizi che ospitano questi dispositivi e sugli apparecchi stessi. Misure che, messe a terra insieme ad altre istituzioni hanno garantito un certo contenimento del Gap: in particolare, il distanziometro, le possibili limitazioni agli orari in capo ai Comuni, la formazione obbligatoria per gestori e operatori delle sale e il rafforzamento del divieto di accesso ai minori”.

Rispetto a questo tema dei giovani, Bravi all’evento ha illustrato necessità di nuovi approcci e denunciato come le Regioni, a seguito di un lavoro tecnico significativo sul tema, non siano state prese in considerazione.

“I dati del Cnr ci dicono che in Umbria circa il 58% dei ragazzi di età compresa tra 15 e 19 anni, ha giocato almeno una volta nel corso del 2024. La percentuale dei minorenni supera il 50%, circa il 20% di questi dà segnali di problematicità, che suona come campanello d’allarme per le autorità. Il fenomeno è esploso, soprattutto quello online, dopo l’emergenza Covid. Questo aspetto ci porta a rivedere l’approccio legislativo e di prevenzione”.

“Ai tavoli nazionali ai quali ho partecipato, ho appreso che la legge di delega in materia fiscale ha previsto una revisione dell’intera legislazione nazionale in materia; un approdo auspicato da tutti gli addetti ai lavori per superare frammentazione, talvolta incoerenza, e avere un apparato normativo organico, univoco. Tuttavia per ora c’è stata solo adozione di un decreto legislativo per il gioco a distanza; e rispetto a questo, delle diverse osservazioni scaturite in ambito tecnico e trasmessi dalla conferenza delle Regioni, nemmeno una è stata recepita” ha concluso con rammarico.