Pd e Avs contro le misure adottate dal presidente Cirio: “Occorre attenta analisi istituzionale”.
Alta esposizione e bassa protezione. Così dal centrosinistra piemontese viene descritta la predisposizione della regione al gioco d’azzardo, quello in particolare che fa presa su famiglie in difficoltà e fa gola alla criminalità che sa farne un canale comodo per i propri affari.
Da Domenico Rossi, presidente della Commissione Legalità e segretario regionale del Partito Democratico, fino agli esponenti di Avs, il monito alla giunta Cirio è lo stesso: “Se Libera boccia la normativa piemontese in materia, è il momento di riaprire il dibattito e apportare i correttivi necessari. Lo smantellamento della normativa regionale del 2016, voluto dalla maggioranza di centrodestra, è stato un errore drammatico, così come lo è stato bocciare la proposta di legge popolare sul tema”.
Tra gli effetti delle misure contestate, le forze di centrosinistra rilevano un abbassamento delle tutele e anche addirittura un allentamento dei controlli a cui non sarebbero seguiti adeguati investimenti su prevenzione del Gap.
“Il Piemonte – rivendica Rossi – aveva una norma avanzata, frutto del lavoro con associazioni, sindaci, scuole e realtà sociali. Ha prodotto risultati, ridotto le slot in luoghi sensibili, limitato l’accesso dei più vulnerabili. La Giunta Cirio ha scelto di smontarla per favorire interessi particolari, presentando quella scelta come una liberalizzazione innocua. Lo smentiscono i numeri. Li porteremo in Consiglio regionale. Mi auguro – conclude – possano scaturire proposte condivise che mettano al centro la salute dei cittadini”.
“La proposta di legge popolare – fa eco Avs -, sostenuta da oltre 12.000 firme, era stata archiviata in pochi minuti nella scorsa legislatura. Oggi, il Piemonte è tra le ultime regioni italiane per efficacia nella regolamentazione del gioco, con pesanti ricadute sociali. Si chiede alla maggioranza di rivedere la normativa, accogliendo anche l’appello lanciato a giugno da Libera, Arci, Acli e numerose realtà sociali, per riaprire la discussione sulla legge regionale“.






