Gioco e scommesse illegali in Italia: sanzioni per 10,6 milioni di euro, evasione fiscale per oltre 70 milioni

Raffica di controlli e attività clandestine scoperte: focus anche sul settore dei giochi nella relazione annuale al Parlamento sull’attività delle Forze di polizia.

 

Sanzioni per oltre 10.6 milioni di euro, 378 soggetti denunciati, 345 agenzie clandestine individuate. Questi i numeri dell’attività di contrasto al gioco illegale  e alle scommesse illegali svolta nel 2024 dalla sola Guardia di finanza, talvolta in sinergia con altri Corpi di polizia, Adm e il Comitato di alta vigilanza per la prevenzione e repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori.

Un lavoro, quello delle Fiamme gialle, che ha permesso di constatare una base imponibile evasa ai fini dell’imposta unica per circa 34.5 milioni di euro e, ai fini del prelievo erariale unico, per 38,9 milioni di euro. A questo si aggiungono i 3971 controlli in materia di giochi e scommesse effettuati nell’ambito delle attività amministrative delle Questure: quasi 150 le denunce.

I dati sono riportati nella Relazione annuale del Ministero dell’Interno al Parlamento, sull’attività delle forze di polizia e sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica nel territorio nazionale.

L’edizione 2024 restituisce una recrudescenza della criminalità nel periodo 2021-2024, con una tendenza che post Covid si è invertita considerando che dal 2015 il totale generale dei delitti commessi nel Paese aveva conosciuto una costante flessione fino al 2020. Nel periodo 2021-2024 si è, invece, registrato un trend in crescita.
In particolare, nel 2024 risultano commessi 2.380.574 delitti, con un incremento dell’1,7% rispetto al 2023.

Nella relazione non manca il riferimento alle Mafie anche in relazione al gioco d’azzardo. relativamente alla Calabria “in contesti socio‐economici caratterizzati da crisi – si legge – la ‘ndrangheta ha saputo intercettare, nel tempo, le misure di sostegno economico‐finanziario varate da istituzioni europee e nazionali, diversificando i propri investimenti in una logica di massimizzazione dei profitti, soprattutto nei settori maggiormente vulnerabili. In Calabria, in particolare, sono stati riscontrati condizionamenti nella maggior parte dei segmenti produttivi e commerciali, con impatti rilevanti nei settori dell’imprenditoria edile, ortofrutticolo, dei giochi e delle scommesse online, dei servizi di pulizia, della grande distribuzione organizzata, del commercio di prodotti petroliferi, degli autotrasporti, nel settore turistico e in quello della gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti urbani.

Nei territori di Siracusa e Ragusa si evidenziano le influenze di cosa nostra catanese e, in misura minore, della stidda gelese, mentre a Messina le consorterie presentano un modus operandi che, da un lato, richiama l’ortodossia di cosa nostra palermitana e, dall’altro, risente dell’influenza dei gruppi criminali etnei. Cosa nostra manifesta una presenza capillare su tutta l’Isola, con proiezioni che, già nei decenni passati, si sono estese all’estero.

I principali interessi criminali, è specificato, includono il traffico di stupefacenti, che ha visto la capacità di instaurare relazioni e forme di cooperazione con altre matrici mafiose (‘ndrangheta e camorra) e soggetti stranieri per l’approvvigionamento della droga; le estorsioni costituiscono uno strumento tradizionale di controllo territoriale, oggi caratterizzate da modalità persuasive che evitano la violenza, limitandosi all’imposizione di forniture di beni, servizi e manodopera a prezzi maggiorati; il gioco e le scommesse online risultano strumenti funzionali al controllo del territorio e al riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

Di gioco, nella relazione, si parla anche in relazione alle distruttive challenge online diffuse tra minori vulnerabili, giochi pericolosi che hanno accresciuto i rischi online orientando l’azione delle forze di polizia sui temi della sicurezza in rete e del monitoraggio e analisi delle nuove minacce con misure di prevenzione e contrasto, sia della pedopornografia che delle violenze in danno dei minori.

Spesso è nei luoghi virtuali del gioco che gli adescatori “avvicinano” le loro vittime, sfruttando l’entusiasmo di vincere una partita nel gioco online preferito, nascondendosi dietro profili falsi di sedicenti coetanei. “Il fenomeno del cyberbullismo (323 i casi trattati nel 2024) – è indicato nella relazione del Viminale – rappresenta una delle sfide più complesse e insidiose nel panorama della sicurezza online, soprattutto per i minori. Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) è impegnato in prima linea nel contrastare questa forma di violenza digitale che si manifesta attraverso minacce, insulti,
diffamazione, diffusione di contenuti privati e attacchi psicologici perpetrati sui social network, nelle principali piattaforme di comunicazione e nelle chat dei videogiochi online.

Foto di Muhammad Ali su Unsplash