Assenza di armonizzazione in materia di gioco a livello dell’Unione europea, la Corte di giustizia: ‘Le restrizioni devono soddisfare le condizioni di proporzionalità che risultano dalla giurisprudenza’.
Sul filo del rapporto tra la libertà di impresa e le sensibilità etiche, morali e religiose degli Stati membri il pronunciamento della Corte di giustizia europea sul rinvio pregiudiziale del Tribunal Superior de Justicia de la Comunidad Valenciana.
Con la sentenza odierna, i giudici hanno stabilito che è possibile che una normativa nazionale imponga a taluni operatori del settore dei giochi determinate restrizioni quanto alle distanze minime da rispettare dalle scuole o da altre sale slot, lo locali otterie e corner scommesse, come pure possono essere limitati i tempi della gestione delle slot machine; ammessa altresì una moratoria sull’attribuzione delle nuove licenze o autorizzazioni per la gestione di stabilimenti di gioco, nei limiti in cui il giudice del rinvio conclude che tali restrizioni possono essere ammesse a titolo delle misure derogatorie espressamente previste dal Trattato sul funzionamento dell’Ue che si chiedeva di esaminare, giustificate da motivi imperativi di interesse generale, purché idonee a garantire la realizzazione degli obiettivi perseguiti, non eccedendo quanto necessario per raggiungerli.
Ad ogni modo la Corte puntualizza: “Occorre ricordare che la disciplina dei giochi d’azzardo rientra nei settori in cui sussistono tra gli Stati membri divergenze considerevoli di ordine morale, religioso e culturale. In assenza di un’armonizzazione in materia a livello dell’Unione, gli Stati membri godono di un ampio potere discrezionale per quanto riguarda la scelta del livello di tutela dei consumatori e dell’ordine sociale che essi considerano più appropriati”.
Gli Stati membri sono, di conseguenza, liberi di fissare gli obiettivi della loro politica in materia di giochi d’azzardo e, eventualmente, di definire con precisione il livello di protezione perseguito. Tuttavia, le restrizioni che essi impongono – stabilisce la sentenza – devono soddisfare le condizioni di proporzionalità che risultano dalla giurisprudenza della Corte.
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