Dipendenze digitali, Recli (IEuD): ‘Il 20-25% dei ragazzi cerca supporto da ChatGpt’

A Roma si è discusso delle dipendenze digitali dei giovani e del supporto dal mondo dei cavalli grazie a prevenzione e formazione. Un contributo importante arriva dall’Istituto Europeo delle Dipendenze (Ieud).

Il cavallo come terapia contro le dipendenze digitali. È stato il dibattito andato in scena a Roma e promosso dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), che tra i protagonisti ha visto l’Istituto Europeo delle Dipendenze (IEuD), che ha presentato un nuovo corso di formazione in collaborazione con il centro di equitazione Unio.

Durante la tavola rotonda, nel contesto del Longines Global Champions Tour, è stato ribadito come un milione di adolescenti faccia uso problematico del telefonino e una fetta importante dei giovanissimi faccia abuso di social media. Di fronte a questo disagio, il cavallo viene proposto come cura del disagio e alternativa sociale. “Per noi che ci occupiamo di dipendenze, questa multidisciplinarietà, come quella proposta oggi con il mondo del cavallo, è molto interessante ed è un avvicinamento straordinario. Penso anche proprio come contributo, diciamo così, allo sviluppo di approcci alternativi”, dichiara  Federico Seghi Recli, socio fondatore diIEuD.

“Le organizzazioni mondiali della sanità, l’Istituto Superiore della Sanità, concordano a definire una dipendenza digitale come un uso eccessivo, incontrollato e compulsivo delle tecnologie digitali a 360° nell’Internet, andando a compromettere la vita personale, sociale, scolastica e lavorativa”, ha aggiunto. I numeri, che riguardano il 2023 perché i dati più recenti non sono stati pubblicati, sono i seguenti: i preadolescenti, dagli 11 ai 13 anni, nonostante teoricamente i social siano accessibili solo dai 14 anni, per il 40,7% già usa i social media, prevalentemente femmine con il 47,1% e maschi con il 34,5%.

“Questa nostra iniziativa – spiega il presidente IEuD – non è di cura di una dipendenza che si è già manifestata, ma è un’iniziativa di prevenzione di un disagio prima che sfoci in una patologia”.

Il dato più sorprendente, conclude Recli, “è che i ragazzi che soffrono di isolamento sociale, ansia, disagio, irritabilità, per il 20-25% va a cercare un supporto, una cura, su ChatGpt. Praticamente è un cerchio dal quale non si riesce a uscire. C’è una generazione che si è abituata a un mondo piatto, a un mondo dove alcuni sensi che fanno parte del nostro essere reale, che è una componente essenziale del nostro essere uomo, viene completamente trascurato”.