Casinò St. Vincent, continuità gestionale nel futuro prossimo

L’analista di gaming Mauro Natta evidenzia come per il Casinò di Saint Vincent non sia ancora tempo di scelte gestionali.

 

di Mauro Natta

Mi pare di aver compreso che l’argomento futuro della casa da gioco di Saint Vincent non sarà oggetto di trattazione a breve se non per una definizione, ancorché temporanea in quanto alcuni segnali mi lasciano intendere in una continuità gestionale da parte della società a capitale pubblico.
Il richiamo al piano industriale che, a mio avviso, non potrebbe avere un limitato orizzonte, l’affidamento di alcuni servizi ad altri datori di lavoro e i bandi per la ricerca di personale di alto livello non mi lasciano presumere una soluzione diversa al momento.
È solo la mia opinione e, in merito all’altra possibilità, mi permetto alcune osservazioni.

Il mio periodo lavorativo con incarichi amministrativi, mi riferisco a contabilità e bilancio, ufficio cambio assegni mi ricorda una particolarità non credo unica ma che, senza dubbio, può venir comoda in tempi di, mi si permetta la definizione, vacche magre e che oserei consigliare in tutta tranquillità.
In contabilità, anche se non si parlava ancora di diversificazione intesa come ricerca di nuovi giochi, forse perché non ve n’era necessità, mi ricordo che erano in funzione due operazioni, una contabile ed una extra contabile mirate al controllo dei costi di produzione e del rischio di impresa.

La prima consisteva nel dedicare ad ogni manifestazione una scheda per evidenziarne i costi e, in specie, quelli per ospitalità relativi al soggiorno degli ospiti. Infatti le manifestazioni non erano numerosissime ma importanti tipo, ad esempio, le Grolle d’oro del cinema e, quasi tutti i mesi le gare di chemin de fer.
Per queste ultime l’attenzione era dovuta alla correlazione tra l’investimento ed il relativo ritorno, non tanto per i risultati ascrivibili all’esito del gioco quanto alla verifica di ciò che era collegabile al rischio di impresa sito nell’operato dell’ufficio cambio assegni.

E qui passo all’annunciato extra contabile. Allora la gestione era affidata al privato, non era rilevante se i giocatori complessivamente avevano vinto ma se il cambiato era, come si diceva allora, solo da leggere nel senso di attendere a presentarlo per l’incasso, anche perché era possibile leggerne la provenienza.
Sicuramente l’operato dell’ufficio cambio assegni, agendo sulla scorta di un apposito regolamento, non avrebbe potuto essere responsabile ma le esigenze imponevano una attenta valutazione di alcuni accadimenti e il concedente, mi pare, riconoscesse la possibile minusvalenza tramite un contributo ad hoc.

Il compito extra contabile si completava con le informazioni relative ai titoli di credito ed ogni altra operazione agli stessi collegabile. Personalmente ho sempre ritenuto molto valido operare in quel senso per garantire nel miglior modo possibile la continuità delle presenze importanti.
Ponendo mente a quanto precede, penso più comprensibile ed accettabile il ragionamento che, a fronte di un sicuro beneficio per il concedente dato dai risultati di gioco estranei da quanto operato dal cambio assegni, l’ente pubblico proprietario partecipi contribuendo, forfettariamente, ai maggiori costi (perdite su crediti) del concessionario.

Torno alla indicazione di una scheda per ogni manifestazione mirata all’incremento dei ricavi di gioco desidero precisarne la molteplice utilità.
Non ritengo prioritario il risultato complessivo del gioco, ricordo che un anziano direttore diceva che le vincite dei giocatori sono come prestiti e, congiuntamente, non dimentico che all’epoca più rilevante di ogni altra osservazione era per il ricavato dello chemin de fer; indubbiamente non va sottaciuto che i tempi sono cambiati e molto!

Chiaramente quanto descritto riferendolo ai nostri tempi mi pare sempre maggiormente adeguato al conteggio di tutti i risultati tavolo per tavolo e aggiungo l’opportunità, tenuto conto della collocazione del tavolo nel senso di quelli vicini, di cambiarne, con l’avveduta calma, la posizione. Ritengo che l’installazione delle telecamere non concorra a creare difficoltà oggettive e molto probabilmente ne vale la pena, anche perché tentar non nuoce.

Forse la nostalgia di vecchi tempi mi spinge a richiamare l’attenzione sul confronto che si potrebbe fare tra il punto banco e lo chemin de fer da qualche anno a questa parte e, in particolare, là dove lo chemin non è ancora in funzione. Non credo, pur se il mercato pare darmi torto, che il ritorno al passato nell’ambito ragionevolmente corretto della diversificazione dell’offerta e non soltanto di giochi, si possa ritornare ad una riproposizione di qualcosa che rammenta tempi migliori. A conclusione desidero far notare che ho seguito due principi: la natura giuridica delle entrate di cui trattasi che imporrebbe, come evidenziato, un controllo severo e la considerazione della loro destinazione finale da parte dell’ente pubblico periferico, l’unico che può essere autorizzato nell’attività in discorso.

Gli accennati principi ritengo di averli estrapolati dalle disposizioni di legge contenuti nel Dm n.318 del 1986 e, ancor prima, dai Decreti che ne vedono, ad iniziare da 1927, la chiara indicazione dell’utilizzo. Meglio tardi che mai e, finalmente, ho potuto leggere di entrate tributarie riferite a quanto il concessionario versa all’ente pubblico periferico titolare della casa da gioco, così non sono più il solo che, quasi annoiando, ha ricordato la natura giuridica di dette entrate. Certamente detta qualificazione discende dall’art. 19 del Dm n. 318 del 1986 convertito in L n. 488 del 1986.
Uno dei miei convincimenti, credo il più fondato, in materia di controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi, trova una ampia dimostrazione in un elaborato reperibile in internet ad opera dei Controllori comunali di un casinò italiano; lascio al lettore la ricerca fra tre possibili risultati.

Passo al citato elaborato che contiene per ogni gioco (ove possibile, escluso ad esempio, i tornei di poker): gli introiti, le mance, l’importo dei contanti cambiati al tavolo dai giocatori, le ore lavorate, il rapporto tra mance ed introiti, il rapporto tra introiti e contanti, quello tra introiti e ore lavorate e l’incidenza sul totale dei proventi.
È agevole pensare che l’immissione dei dati avvenga giornalmente e il programma preveda la possibilità di effettuare conteggi relativi a periodi più brevi dell’anno solare.

Personalmente aggiungerei, e lo propongo sempre, l’incidenza dei ricavi slot sul totale in quanto trattasi di un elemento di riferimento in occasione di un controllo suscitato da eventuali dubbi o perplessità sorte a seguito di risultanze a prima vista, irregolari. Il Disciplinare, confermando quanto precede, in tema di proventi di gestione, afferma che i proventi di cui al punto precedente assumono al momento del versamento natura di entrate di diritto pubblico.