L’analista di gaming Mauro Natta esamina l’andamento dei casinò italiani, evidenziando il ruolo che può svolgere la diversificazione dell’offerta.
di Mauro Natta
Ho letto degli introiti di due casinò relativi al mese di settembre 2025. 0rmai è risaputo, come spesso scrivo, che i rilevamenti mensili confrontati con identico periodo dello scorso anno non mi interessano particolarmente.
In questa occasione mi sono occupato dell’incidenza dei proventi slot machine sul totale senza allargarmi al rilevamento del raffronto, posso ammettere statistico ma che può indicare qualcosa d’altro. Se non alla qualità del gioco in primo luogo, al conforto del costo del lavoro tramite i proventi accessori coniugabili con il risultato dei giochi da tavolo.
Poco o tanto, a seconda della considerazione che si può accreditare ai risultati numerici che si possono ottenere, rilevo un incremento nel quale i giochi da tavolo concorrono col 15,65% e le slot con l’84,35 mentre nell’altro il progressivo è formato dal 65,01% nelle slot e al 34,99 nei giochi da tavolo.
Il conteggio relativo al progressivo dopo nove mesi avrebbe un maggior significato nell’indicazione della qualità del gioco dove il gestore potrebbe trovare supporto nei richiamati proventi accessori.
Mi permetto una riflessione senza alcuna pretesa di condivisione: non ritengo possibile o accettabile quanto riportato, in un mercato di fornitura di servizi come quello in parola, certamente non indispensabili e dove la concorrenza sempre più agguerrita in specie nell’online dal vivo. Una considerazione alla velocità della variazione della domanda e dell’incertezza in tema di situazione economica impegnerebbe una maggiore attenzione alla diversificazione mirata alla produzione non soltanto nei giochi praticati e/o praticabili ma anche ad eventi manifestazioni possibili come in un passato non troppo recente.
“La positiva conclusione del concordato preventivo ha consentito alla società il raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario ma che non può considerarsi totalmente adempiuto il piano industriale su cui è fondata la ristrutturazione del debito concordatario, che prevedeva un contenimento dell’organico e del costo del lavoro, oltreché incrementi di produttività”, si legge nella comunicazione del Casinò di Saint Vincent sull’avvio delle procedure di riduzione del personale.
E continua: “permane l’opportunità di rendere più flessibile l’organizzazione aziendale… Una somma di motivi tecnici, organizzatici e produttivi per i quali non è possibile adottare misure idonee a evitare in tutto o in parte la riduzione del personale… In conclusione la società ha la necessità di realizzare i propri obiettivi industriali anche in relazione sia alla riduzione della forza lavoro, sia al cambiamento del mix professionale/generazionale”.
Ora non vorrei essere mal compreso, mi chiedo se i giochi offerti sono attualmente troppi o abbisognano di tavoli numericamente ridotti. E se la professionalità può essere garantita con la riduzione del personale tecnico partendo dai più anziani, oppure con la considerazione della loro competenza o, ancora, se la necessità di sopperire a particolari esigenze possa essere soddisfatta con il ricorso a personale occasionale.
Il ricorso al lavoro prestato da dipendenti di altri potrebbe, in specie se svolto a contatto col pubblico, rappresentare una negatività, bene inteso a mio avviso.
Personalmente mi ritrovo a riflettere sul calo dei giochi da tavolo e sull’incremento dei proventi slot machine. O gli impiegati tecnici sono ritenuti ed erano eccedenti, o la sperimentazione dei tavoli di fair roulette in sostituzione di quelli di roulette tradizionale in ordine al personale occorrente, o e questa sarebbe l’ipotesi più negativa, la rinuncia alla qualità con riferimento al costo dei servizi incidenti la frequentazione d’élite.
Da ex impiegato amministrativo e tecnico con una discreta esperienza di circa quaranta anni in molteplici incarichi mi permetto di raccomandare la professionalità derivante dalla buona conoscenza, quale premessa irrinunciabile, delle roulette francese tradizionale.
Purtroppo mi ripeto ma lo ritengo abbastanza utile; la considerazione attenta alle percentuali, con i quali si accompagnano ai risultati netti, dei cosiddetti proventi accessori dovrebbe suggerire una più ampia visione sulla tipologia di frequentazione e di gioco che la disponibilità di un complesso alberghiero di lusso consente.
Non vedo, ma ciò ha ben poca rilevanza, la concomitanza del ricordo delle Grolle d’oro con la situazione che leggo. Le notizie sul Casinò di Montecarlo, diffuse recentemente, confermano che non è impossibile desumere l’esistenza di una clientela, forse numericamente ridotta, ma che possiamo definire d’élite, per la quale si dispone di idonei servizi.
A mente alcune dichiarazioni in occasione della recente campagna elettorale, comunali e regionali, in tema rilevanza dell’azienda in parola, non credo esagerato domandarsi cosa ne pensino gli azionisti.
Un tempo mi avevano insegnato, ormai 67 anni or sono, che i piani industriali si possono rivedere, che l’utile si ottiene non soltanto agendo sui costi ma incrementando i ricavi. Non conoscendo la qualità e la frequentazione degli affidati probo ad immaginarne un calo. Mi scuso per questa conclusione che è supportata da un iter della quota di mercato, antecedente alla chiusura del casinò di Campione d’Italia e al periodo Covid, abbastanza lineare che va dal 22,80 del 2007 al 20,20 del del 2017 passando per il 23,08 per cento del 2012.
Relativamente all’incidenza dei proventi slot machine sul totale dei ricavi netti si potrebbe considerare che dal 46,65 del 2007 troviamo, nel 2013, 51,61 e nel 2017 56,37 per cento.
Potrei passare all’analisi dei giochi da tavolo ma lascio l’incarico ad altri ben più esperti dello scrivente e con mezzi a disposizione ben più rilevanti.
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