Pubblicità del gioco, in discussione il meccanismo sanzionatorio: ‘Eccessivamente aggressivo’

Tar del Lazio solleva questione di legittimità costituzionale: soglia minima di 50.000 euro rischia di punire in modo troppo severo anche le violazioni con scarsa carica offensiva.

 

La sanzione amministrativa minima di 50.000 euro per violazioni in materia di pubblicità del gioco solleva dubbi di legittimità costituzionale. A rimandare la questione alla Corte Costituzionale è il Tar del Lazio, a darne notizia l’Ufficio Massimario del Consiglio di Stato.

Il Tribunale Amministrativo Regionale mette di fatto in discussione la norma che punisce la pubblicità di giochi e scommesse online. L’ordinanza nasce dal ricorso di un operaio ventottenne sanzionato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) per aver pubblicato video promozionali di giochi online.

L’uomo è stato multato per ben 157.000 euro pur avendo ottenuto un vantaggio economico inferiore a mille euro. Il giudice ha evidenziato come questa sanzione, applicata a una persona fisica con limitate risorse economiche e al di fuori di un contesto imprenditoriale, sia eccessiva, specialmente considerando che i video avevano un numero esiguo di visualizzazioni e quindi una scarsa capacità offensiva.

Sotto la lente dunque l’art. 9, comma 2, del decreto-legge n. 87/2018 (“Decreto Dignità”), che vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di giochi e scommesse con vincite in denaro.

La norma prevede una sanzione pecuniaria pari al 20% del valore della sponsorizzazione, ma stabilisce un minimo inderogabile di 50.000 euro per ogni violazione. È proprio questa soglia minima fissa – rileva il tar del Lazio – a neutralizzare il principio di proporzionalità (il 20% del valore) e a generare risultati sanzionatori “eccedenti il limite della proporzionalità” in relazione a illeciti di minor rilievo.

Il Tribunale in particolare richiama:

art. 3 della Costituzione (principio di uguaglianza e ragionevolezza) rilevando che la rigidità della soglia minima impedisce di tenere conto della tenuità dell’illecito (pochi click) o delle condizioni economiche e soggettive del trasgressore; rt. 42 della Costituzione (diritto di proprietà): una sanzione sproporzionata può tradursi in una lesione irragionevole di tale diritto. Vengono inoltre richiamate anche tutele inscritte nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue) che impongono pene non ‘manifestamente sproporzionate’.

In sintesi pur riconoscendo l’alto valore costituzionale del bene tutelato dalla legge — ovvero la salute pubblica e il contrasto alla ludopatia — il Collegio dubita della tenuta del meccanismo sanzionatorio che, con la soglia minima di 50.000 euro, rischia di punire in modo troppo severo anche le violazioni con una “scarsa carica offensiva”. Si chiede dunque alla Corte di intervenire per garantire che le multe siano giuste e proporzionate al danno arrecato e alla capacità economica del trasgressore.

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