Caso Garlasco, Venditti si dimette da presidente del Cda del Casinò di Campione: Fiamma Tricolore rivendica la richiesta di non procedere alla sua riconferma.
“Appare evidente come le dimissioni, così come le dichiarazioni rilasciate in queste ore dal sindaco di Campione d’Italia, Roberto Canesi, che ne ha auspicato l’allontanamento, giungano tardive e conseguenti più all’esposizione mediatica e giudiziaria che a una reale volontà di tutela dell’immagine pubblica del Comune”. Così la segreteria provinciale di Fiamma Tricolore Como (a nome di Carlo Russo) a proposito del passo indietro compiuto dal presidente del Cda del Casinò, Mario Venditti, indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul caso Garlasco con l’accusa di corruzione in atti giudiziari.
“È bene ricordare ai cittadini – rivendica il partito – che già in occasione del rinnovo della carica al Venditti, il gruppo consiliare di minoranza “Campione 2.0”
aveva presentato un’interrogazione formale, chiedendo di non procedere alla riconferma, proprio in considerazione delle notizie già pubblicamente emerse in merito alla sua possibile iscrizione nel registro degli indagati. Tale richiesta, documentata e circostanziata, fu respinta dalla maggioranza, che scelse di proseguire nella nomina nonostante i dubbi di opportunità sollevati”.
“Questa vicenda – proseguono – evidenzia una grave carenza di attenzione istituzionale, laddove sarebbe bastato applicare un minimo di prudenza amministrativa e
di rispetto per il principio di legalità e per i criteri di imparzialità e buon andamento sanciti dall’articolo 97 della Costituzione Italiana. È dovere di chi ricopre incarichi pubblici non solo essere al di sopra di ogni sospetto, ma anche evitare situazioni che possano minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni“.
“In questo quadro sconfortante -conclude Fiamma Tricolore – nessun partito politico, né a livello locale né nazionale, ha mai sollevato pubblicamente la questione. Solo la voce della Fiamma Tricolore si è distinta, con coerenza e responsabilità, nel denunciare per tempo l’inopportunità di tale incarico e nel difendere i principi di correttezza e trasparenza nella gestione della cosa pubblica”.