I consiglieri di Campione 2.0 Simone Verda e Gianluca Marchesini effettuano una richiesta di accesso agli atti del Casinò sul ventilato assegno da 100mila euro e prendono una nuova posizione sul caso Venditti.
Il Comune e la società di gestione del Casinò Campione d’Italia rilascino “copia di tutta la documentazione interna attestante tale operazione – se effettivamente avvenuta” relativa all’assegno da 100mila euro “uscito dalle casse” della società pubblica Asm di Pavia e che sarebbe poi approdato al Casinò passando dalle Bahamas. Lo si legge nella richiesta di accesso agli atti inviata oggi 29 settembre dai consiglieri comunali di Campione 2.0 Simone Verda e Gianluca Marchesini che nella stessa chiedono anche “di essere informati se l’operazione stessa sia stata o meno segnalata come sospetta alla Uif della Banca d’Italia, onde sollecitare una seduta di consiglio comunale per discutere e decidere in argomento”. I due consiglieri fanno riferimento all’articolo pubblicato lo scorso 27 settembre su La Verità” intitolato: “Azzardo e misteri, una pista porta al Casinò di Campione” nel quale si afferma appunto che la casa da gioco avrebbe incassato un assegno da 100.000 euro “uscito dalle casse” della società pubblica Asm di Pavia e, poi, approdato al casinò di Campione passando dalle Bahamas, articolo che peraltro si sofferma ancora, e a lungo sul caso del presidente del Casinò Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta sul delitto di Garlasco.
Come noto, sabato scorso è stato lo stesso sindaco di Campione Roberto Canesi a prendere posizione nell’intervista rilasciata alla trasmissione di La7 Ignoto X, auspicando tra l’altro le dimissioni spontanee di Venditti. A tale proposito, i due consiglieri ricordano le azioni avviate sin da maggio “affinché si facesse chiarezza sulla notizia che Mario Venditti era sottoposto a indagine penale non perché, come ha detto il sindaco in televisione, avevamo letto un solo e misero articolo di stampa in tal senso. Eravamo allarmati perché la notizia in questione compariva ripetutamente e in tenore univoco”. Inoltre, “lo statuto della società (articolo 13.4) è inequivocabile: basta una contestazione, anche non penale ma solo amministrativa, perché non si possa amministrare la casa da gioco. In un mondo normale, quindi, il sindaco rappresentante del socio unico, avrebbe dovuto quanto meno accertare i fatti, ossia se Venditti era o meno indagato, invece non ha fatto nulla di tutto questo, molto semplicemente si è limitato a dire che la circostanza era da trascurare perché incerta notizia di stampa”. Da parte loro “il consiglio comunale e il collegio sindacale della società hanno deliberato (noi abbiamo votato contro, ovviamente) che tutto era in ordine. Quanto in particolare al consiglio comunale, basta leggere il verbale degli interventi: il sindaco presiede la seduta, definisce una sciocchezza quanto riportato dalla stampa”.
Ma, proseguono Verda e Marchesini, in tv “abbiamo sentito il sindaco Canesi dare una versione diametralmente opposta e non aderente alla realtà: l’iniziativa di ‘archiviare senza indagini’ subito la questione che avevamo posto sarebbe stata dei consiglieri comunali e dei membri del collegio sindacale della società e Canesi si sarebbe limitato a prenderne atto. Ci pare giusto sottolineare che, in questo modo, tutte le eventuali responsabilità civili, penali e amministrative che dovessero emergere in seguito dovrebbero cadere in capo ai consiglieri e ai sindaci che non potranno ora che ringraziare il sindaco per l’inaspettato dono e, sostanzialmente, per esser stati scaricati, in primo luogo l’avvocato Oliviero Perni che, come presidente del collegio sindacale, è in prima fila nella vicenda”.
Sempre in riferimento all’intervista tv, “il sindaco ha detto (per la verità confusamente) che il contatto con Venditti fu originato dalla precedente presidente della casa da gioco, Erminia Rosa Cesari, anch’essa pavese, e che ‘casualmente’ si erano così creati dei rapporti fra Campione d’Italia e il mondo pavese. La riteniamo un’affermazione quanto meno reticente, a prescindere dal fatto che l’interessata è purtroppo deceduta e non potrà quindi confermare o meno le parole del sindaco”.
Venendo all’auspicio di dimissioni da parte di Venditti, Verda e Marchesini la pensano in maniera diametralmente opposta: “A nostra volta auspichiamo invece che non lo faccia e non solo perché in Italia c’è la presunzione d’innocenza.
Se Venditti si dimettesse, infatti, toglierebbe immediatamente le castagne dal fuoco al sindaco e alla sua maggioranza senza il doveroso chiarimento su tutto quello che è accaduto durante la sua gestione della società, senza il dovuto dibattito consiliare e senza render conto di niente. No, Canesi, è finito il tempo in cui si nascondeva la polvere sotto il tappeto, va fatta chiarezza”.
In riferimento infine al citato assegno da 100mila euro, “non riusciamo a spiegarci come e perchè sia potuto accadere – se è accaduto – questo episodio (speriamo unico) di opaca gestione del denaro da arte del casinò. La casa da gioco è in concordato preventivo ma né i commissari Gianluca Minniti e Alessandro Danovi, né il giudice delegato Marco Mancinisono minimamente intervenuti”, come del resto neanche il collegio sindacale e l’organismo interno di valutazione: “Eppure noi con diversi interventi scritti avevamo rese note molte circostanze critiche a tutti costoro”, constatano Verda e Marchesini.
LA POSIZIONE DELLA FIAMMA TRICOLORE – Sulla questione interviene anche il segretario organizzativo comasco della Fiamma tricolore Carlo Russo, secondo il quale “Campione è solo la punta dell’iceberg: il vero nodo è a Pavia, il sistema pavia”.
Prendendo spunto dalla notizia, ancora da accertare, dei 100.000 euro transitati da una partecipata del Comune di Pavia verso le Bahamas, e successivamente approdati a Campione d’Italia, la Fiamma ritiene che essa, se confermata, “rappresenterebbe molto più di un semplice episodio isolato: è il segnale evidente di un sistema malato, opaco, e soprattutto fuori controllo nei meccanismi di vigilanza e trasparenza.
Mentre a Campione si tenta di scaricare le responsabilità su ‘anomali movimenti finanziari’, la vera regia politica e amministrativa di questa operazione va cercata altrove: a Pavia”.
Secondo Russo la cronistoria parla chiaro e parte dal 2022-2023, quando diverse partecipate del Comune di Pavia vengono segnalate dalla Corte dei Conti per criticità gestionali e opacità nei bilanci. Nel 2024 una di queste società entra nel mirino per flussi finanziari “anomali” verso l’estero. La segnalazione non porta a indagini formali immediate, ma viene archiviata con superficialità. Nell’estate 2025 emergono tracce di fondi che, he, partiti da una di queste partecipate, transitano per conti off-shore alle Bahamas, per poi riapparire a Campione d’Italia, in un contesto ancora poco chiaro ma che richiama meccanismi tipici del riciclaggio. A settembre, infine (per ora), la stampa locale e nazionale inizia a parlarne. Ma i vertici amministrativi di Pavia e i responsabili della vigilanza tacciono o minimizzano.
Secondo Russo “Le responsabilità sono chiare. E valgono per entrambi i Comuni: Pavia e Campione. È bene chiarire: le responsabilità giuridiche, politiche e amministrative non si fermano a Pavia, ma coinvolgono a pieno titolo anche Campione d’Italia, in quanto territorio di arrivo dei flussi sospetti e soggetto ad obblighi di trasparenza e vigilanza identici a qualsiasi altro comune italiano”.
Dunque la Fiamma tricolore chiede le “dimissioni immediate di chi aveva responsabilità diretta o di vigilanza nella catena decisionale delle partecipate coinvolte, sia a Pavia che a Campione”, una “commissione d’inchiesta regionale su entrambi i territori, con poteri ispettivi reali e accesso ai flussi contabili”, l'”attivazione immediata dell’Uif e della Guardia di Finanza, per l’individuazione dei responsabili dei movimenti offshore” e l'”applicazione rigorosa delle norme sull’inconferibilità degli incarichi pubblici per chi è coinvolto direttamente o indirettamente nei fatti”.