L’analista Mauro Natta evidenzia la centralità della scelta sulla futura gestione del Casinò di Saint Vincent, tra limiti e necessità.
di Mauro Natta
Mi permetto di individuare alcune necessità e specifiche conoscenze per coloro che nella prossima legislatura dovrà fare delle scelte precise e puntuali sul Casinò di Saint Vincent. Non posso che condividere la riflessione che il capogruppo uscente del Partito democratico in consiglio regionale della Valle d’Aosta, Paolo Cretier, ha rilasciato in una recentissima intervista.
Sicuramente la gestione pubblica può presentare, particolarmente in un periodo di assoluta incertezza come l’attuale, la parvenza di norme di comportamento gestionale che, legando la politica alla conduzione aziendale, non consentono agevolmente gli investimenti sia per la loro rilevanza sia per la garanzia di un relativo ritorno dettato e confortato dall’esperienza in un campo dove la propensione al rischio non è facile da trovare nell’Ente pubblico.
Si può ben comprendere che un risultato utile di bilancio, in caso di gestione pubblica, ha delle ricadute sulla finanza del concedente di maggiore interesse che, nel caso di gestione affidata in concessione al privato, produrrebbe soltanto un versamento della tassa di concessione più importante.
Ma in entrambi i casi resterebbe pur sempre il controllo della regolarità del gioco e degli incassi con la concreta possibilità di monitorare il trend dei ricavi dal punto di vista qualitativo e sotto l’aspetto quantitativo anche da parte del concedente.
Certamente la normativa riferentesi alle norme del capitolato, in specie alla durata, dovrà essere oggetto di trattativa opportunamente coniugata con le obbligazioni tra le parti in causa.
Noto con piacere che l’idea di ricorrere alla diversificazione non solo nei giochi e nei servizi ma, anche negli eventi e nelle manifestazioni mirate, ha suscitato un certo seguito che trovo nelle dichiarazioni che sto commentando.
Non è certamente compito dello scrivente esprimere un preferenza per una o altra soluzione, non posso esimermi da osservare che la problematica in discorso sia stata osservata da un punto di vista più ampliato. Mi permetto, invece, di considerare, come la questione abbia toccato un aspetto abbastanza nuovo perché, in effetti, non trattasi di novità assoluta ma in quanto, per lo meno sino alla fine del mese di giugno del 1994, un elemento di confronto.
Non senza aver rimarcato la variazione del mercato che nell’incremento della domanda dei cosiddetti giochi americani ha prodotto una difficoltà allo sviluppo qualitativo dei ricavi pur disponendo di un complesso alberghiero di lusso.
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