Il prossimo Consiglio Valle sarà chiamato a decidere sulla futura gestione del Casinò di Saint Vincent, importante è che si arrivi a una decisione condivisa.
di Mauro Natta
Il diversivo, indubbiamente interessante, che mi sono permesso a seguito del ritrovamento di un disciplinare che ritengo in corso di validità come ho già avuto occasione di chiarire, mi incentiva a leggere attentamente il documento in parola ed il richiamo recente in una dichiarazione in occasione delle elezioni regionali, certamente vi concorre: “sulla base di un capitolato trasparente con obiettivi misurabili e un monitoraggio costante a tutela dell’interesse pubblico, della sostenibilità imprenditoriale e della qualità del lavoro e dell’occupazione”.
La richiamata dichiarazione, che non riporto integralmente, mi trova d’accordo per il fatto che vi trovo la condivisione della necessità di ricorrere alla diversificazione, aggiungo non solo dell’offerta di gioco che vedo sottointesa, tale da coinvolgere e valorizzare il tessuto economico dell’intera zona.
Ho trovato conferma a questa mia precedente considerazione leggendo: “… l’attività del Casinò deve essere considerata a tutto tondo: non solo azzardo, ma anche divertimento, ludicità, senza dimenticare la parte alberghiera e congressuale. Il Casinò deve essere un luogo di divertimento che torni ai fasti di una volta. Non un universo chiuso su se stesso ma che si permei con una regione turistica come la Valle d’Aosta, diventando un qualcosa in più che possiamo offrire”.
Quelle poche osservazioni sul contenuto che ritengo di carattere esclusivamente tecnico in quanto collegabili alla esperienza lavorativa piuttosto che scolastica scritte in altra occasione mi consentono di aggiungere altro rimanendo, a mio avviso, in tema.
Chiaramente intervengo per la sola motivazione di esternare come sempre ho fatto in tema di case da gioco le mie idee e convinzioni, certamente non sono in possesso degli elementi indispensabili per propendere per una delle due scelte di tipologia gestionale che gli studi specifici, a quanto mi è dato conoscere, saranno oggetto di approfondimento in sede di Consiglio regionale.
Le mie considerazioni, attuali e precedenti, hanno un solo scopo che non potrebbe disconoscersi, mirato esclusivamente ad esporre una situazione che ha origine nella conoscenza dell’attività conseguente all’esperienza di quaranta anni trascorsi in compiti amministrativi e tecnici dai quali ho appreso molto della particolare attività in discorso.
Senza alcuna pretesa, come spesso affermo, di avere la verità in tasca, ho evidenziato quanto penso possa interessare.
Non conoscendo il documento sottoposto da Finaosta non posso esprimermi se non per confermare quanto posso aver già scritto sul futuro gestionale della Casa da gioco e dell’annesso complesso alberghiero.
Ritenere che dalla riduzione dei costi possa derivare un positivo risultato in ottica di rilancio mi lascia, quanto meno, leggermente perplesso. Uno dei servizi molto apprezzato dalla clientela d’élite – personalmente ritengo dopo la constatazione di un effettivo controllo sulla regolarità del gioco – è l’investimento sulla ospitalità che come ogni altro investimento non può essere considerato disgiuntamente al relativo ritorno.
Mi pare il caso di rammentare che la disponibilità di un albergo di lusso debba, obbligatoriamente, essere considerata anche relativamente alla necessità di adeguare l’offerta alla domanda e non solo di giochi.
Mi piace rammentare – e nel caso di specie penso di commentare chi di casa da gioco dovrebbe essere competente – che la diversificazione, in ottica del raggiungimento dell’obiettivo precedentemente esposto, potrebbe influire sui costi, ivi compresi quelli del personale.
Certamente si dovrebbe ammettere la riflessione che vede qualità del gioco e dei servizi, l’adeguamento accennato e la rilevanza dei cosiddetti proventi accessori quale conforto del costo del lavoro, in modo unitario con la sicurezza gestionale volta a fornire, in ogni caso, una adeguata competenza. Quest’ultima dovrebbe comportare un impegno non di poco momento.
Se fosse vero che la riduzione dei costi di ospitalità è da considerarsi in ottica rilancio non mi è dato vedere come detto rilancio possa beneficiare del complesso alberghiero abbinato a quanto accennato in precedenza.
Come spesso mi piace chiarire, quanto sopra rappresenta una mia visione della situazione con i pochissimi elementi di valutazione complessiva a mia disposizione Molto probabilmente l’esperienza di tanti anni di lavoro avrebbe necessità di conoscere altra documentazione.
Posso condividere che certamente c’è bisogno di continuità ma anche di rilanciare l’attività; forse un preventivo del capitale necessario tra l’altro, se non come questione molto rilevante, potrebbe far propendere la scelta in tema di futuro gestionale della Casa da gioco di Saint Vincent.
Allorché leggo: “Per ora è prematuro fare dei lanci in avanti ed è giusto che sia il nuovo consiglio regionale ad approfondire le diverse opportunità”, non mi rimane altro che ritenere ottimale, come descritta, la situazione. E con un occhio di riguardo al trend del mercato nazionale dell’azzardo autorizzato, auguro che il modo di procedere alla soluzione di una scelta rilevantissima per la Valle d’Aosta sia il più possibile condiviso.
Foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash