Il dibattito sul futuro del Casinò di Saint Vincent entra nella campagna elettorale, l’analista Mauro Natta sottolinea l’importanza di una grande competenza in materia.
di Mauro Natta
Mi fa piacere notare che l’interesse per il futuro gestionale del Casinò di Saint Vincent e il connesso complesso alberghiero abbia fatto finalmente capolino tra i candidati alle elezioni regionali del 28 settembre prossimo.
Al momento ne ho potuto leggere soltanto una esposizione a seguito di un’intervista pubblicata su Ige Magazine.
L’ho considerata con l’attenzione di chi conosce abbastanza le case da gioco e in particolare quella della Vallèe dove ho lavorato per quaranta anni, sino al dicembre 2000, in posizioni amministrative e tecniche che mi hanno consentito di scrivere parecchio sul tema specifico.
Desidero di essere il più conciso possibile, quindi inizio da quanto, in un situazione del mercato instabile e soggetta a variazioni repentine e una concorrenza agguerrita, mi pare maggiormente rilevante.
Innanzi tutto a quale frequentazione ci si intende rivolgere, quali iniziative si possono mettere a terra per incrementare l’attrattiva per la casa da gioco? Sicuramente alla qualità considerata la disponibilità di un complesso alberghiero di lusso, certamente al bacino di utenza più vicino e non potrebbe omettersi la creazione di manifestazioni mirate ed incentivi importanti anche dal punto di vista turistico.
Ma quali servizi, al di fuori della diversificazione dell’offerta di gioco, si dovrebbero attivare? Mi pare che siano necessarie esperienza e professionalità da parte di tutto il personale addetto al gioco ed al ricevimento della clientela. Ne deriva la necessità di ricorrere sempre più a un corso continuo di aggiornamento perché la professionalità è il primo requisito che richiede una certa clientela divenuta sempre più di nicchia; per intenderci quella che partecipava un tempo alle gare di chemin de fer.
Stante il divieto di pubblicità è probabile che la professionalità e il savoir faire del personale si trasformino in uno strumento del “porta a porta” dal quale è lecito attendersi un successo nel gioco di qualità dove il giocatore non combatte contro la Casa ma contro un competitore che, magari, può trovare in successiva occasione.
Il costo del lavoro – e non è mia intenzione spostare l’argomento su personali convinzioni fondate anche su considerazioni giuridiche – è una fonte di preoccupazione che porta ad una analisi supplementare che tocca due aspetti della situazione: la possibilità di sviluppare il gioco online dal vivo e l’eventualità che ne deriva tendente a sviluppare la multifunzionalità tale da ottenere, nel breve, un regime produttivo atto ad acquisire l’adeguamento dell’offerta alla domanda.
Non mi pare, anche per non dilungarmi ulteriormente, che sia il caso di mettere altra carne al fuoco ovvero addentrarmi nella organizzazione e del controllo della produzione, sia possibile concludere con una particolare attenzione da rivolgere ai modi per raggiungere la Valle. Non è difficile pensare che a fini turistici esistano discrete possibilità e che per il gioco ne esistano meno.
Dato che un conforto dei costi per il personale il gestore lo trova, ancorché parzialmente, nei cosiddetti proventi aleatori o accessori che dir si voglia e che questi si accompagnano in forma più interessante a determinati giochi, non vorrei ritornare all’offerta ma soltanto rammentare l’argomento.
Sono rimasto leggermente sorpreso, premesso che ogni investimento, attende il preventivo relativo al proprio ritorno, mi sarei aspettato una certa propensione per una delle opzioni che la società interessata aveva, a suo tempo, espresso: concessione al privato o continuazione della attuale forma.
foto tratta dal sito del Casinò di Saint Vincent