Paijiu, è disputa legale sull’uso del marchio da parte del Casinò di Lugano

L’uso del marchio Paijiu oggetto in Svizzera di un’indagine per concorrenza sleale, la replica del presidente del Casinò di Lugano Emanuele Stauffer.

Presunta concorrenza sleale, violazione del marchio e uso fraudolento del marchio Paijiu, di proprietà della società Donni Sas di Milano, da parte del Casinò di Lugano.
Queste le motivazioni che hanno portato il Ministero Pubblico del Cantone Ticino ad avviare un procedimento penale nei confronti della Casa da gioco svizzera.

L’indagine – ricorda in una nota la società milanese – nasce da una querela presentata da Donni Sas il 16 gennaio 2024, con successivo complemento del 9 febbraio 2024, in cui si contesta al Casinò di Lugano di aver continuato a proporre il gioco Paijiu anche dopo la scadenza del contratto di licenza esclusiva, avvenuta il 28 dicembre 2023. Tale condotta, secondo l’accusa, configura una violazione del diritto di marchio e un comportamento commerciale scorretto. Nel corso degli interrogatori del 28 luglio 2025, i dirigenti del Casinò – Yuliya Castelli e Andrea Camponovo – hanno ammesso che il gioco Paijiu è stato offerto oltre la scadenza contrattuale, attribuendo l’accaduto, scrive ancora Donni Sas, a una “malinterpretazione in buona fede” delle clausole contrattuali. Il gioco è stato ritirato il giorno successivo all’interrogatorio del 16 maggio 2024.

Parallelamente, è emersa una collaborazione tra il Casinò e la Supsi (Scuola universitaria della Svizzera italiana) per lo sviluppo di un nuovo gioco, denominato Pai Lunliu. Durante tale processo, è stato trasmesso alla Supsi, lo studio probabilistico del professor Maurizio Brizzi, originariamente redatto per il gioco Paijiu, senza autorizzazione formale. Questo elemento, secondo Donni Sas, ha sollevato ulteriori dubbi sull’uso improprio di documentazione protetta da diritti di proprietà intellettuale.

LA REPLICA DEL PRESIDENTE DEL CASINO’ DI LUGANO – Da parte sua, il Casinò di Lugano, per voce del suo presidente Emanuele Stauffer, esprime il proprio “rammarico che, per una questione di natura prettamente contrattuale dal valore limitato (stiamo parlando di una potenziale posta in gioco di qualche migliaia di euro o franchi), sia stata in primo luogo scelta la via del penale, indi quella mediatica. Senz’altro, con Donni Sas, in merito all’applicazione del contratto, vi possono essere stati fraintendimenti, come può accadere in ogni contesto commerciale”.

Stauffer precisa poi che “per quanto attiene la parte penale, essa riguarda il gioco Pai Lunliu. Donni Sas sostiene che esso sia stato copiato dal loro” ma la cosa è “decisamente contestata. Ottenuta l’autorizzazione dalla Commissione federale case da gioco il 10 febbraio 2023, il gioco ‘Pai Lunliu’ è stato introdotto nelle sale del Casinò a partire dal 9 giugno 2023 fino al febbraio 2024 (il gioco è stato dismesso perché non funzionava). Le censure avanzate sono sempre state respinte dal Casinò di Lugano: il gioco Pai Lunliu è il risultato di un proprio sviluppo e non viola alcun diritto di Donni: i giochi sono diversi per regole, design e impostazione, per cui non vi è alcuna violazione di diritti immateriali”.

Inoltre, “dal punto di vista economico, la vicenda è, come dicevo, di rilievo irrisorio: nel 2023 Pai Lunliu ha generato incassi lordi di soli 11.586 franchi, e nel gennaio 2024 di circa 128,80. Incassi da cui detrarre la tassa sulle case da gioco del 45 percento. Stiamo parlando quindi di un gioco che ha generato, per il Casinò di Lugano di un incasso di 6.600 franchi svizzeri”.
Un’ultima nota, da parte di Stauffer, in riferimento a quanto riferisce nel comunicato Donni Sas, ossia che “il Casinò di Lugano ha dichiarato di voler collaborare con le autorità”: “Beh, non capisco che cosa se ne debba o possa dedurre: ci mancherebbe che una società svizzera non risponda alle domande che le vengono poste da un’autorità giudiziaria!”, conclude il presidente della Casa da gioco.

 

Foto di Noè Facchetti su Unsplash